Imprese chiuse e imprenditori in difficoltà. Che fare?
C’è chi ha paragonato quello che stiamo vivendo a un periodo di guerra. Probabilmente e per molti aspetti il confronto è esagerato; certamente però è uno dei periodi più difficili dal secondo dopoguerra, e certamente gli effetti economici di questa situazione sono assimilabili a quelli di un conflitto bellico.
Nessuno si poteva aspettare l’evolversi di situazione così repentinamente drammatica e dirompente. È quindi comprensibile lo stato di angoscia, difficoltà e impreparazione che stanno vivendo oggi tutti gli imprenditori e i liberi professionisti, pensando alle sorti della propria azienda e del proprio futuro, e cercando di capire come comportarsi per fare fronte a una situazione cosi straordinaria.
Al di la degli aspetti sanitari e legati alla salute di tutti noi e dei nostri cari, che sicuramente è il primo aspetto da monitorare e salvaguardare, con questo intervento vogliamo elencare alcuni consigli per “limitare i danni”, e governare l’emergenza della propria impresa per essere pronti a riprendere quando tutto questo sarà terminato.
In questa situazione, la cosa più importante è la gestione della liquidità. Come faccio a far fronte agli impegni se non incasso e non sto fatturando come prima? Vi proponiamo alcuni spunti di riflessione.
In un periodo come questo, non bisogna cercare di rincorrere il fatturato a tutti i costi. Anche se le vendite si sono ridotte drasticamente, bisogna comunque tenere delle marginalità adeguate, e non ridurle concedendo extra sconti. Infatti, il poco fatturato che rimane, deve essere in grado di sostenere tutti i costi di struttura, ed è quindi importante garantire il margine. Abbassare il margine per aumentare le vendite è quasi sempre un esercizio in perdita. Per esempio, se ad un fatturato di 100 con 30 di margine, abbassassimo il margine a 20, lo stesso dovrebbe aumentare del 50% per avere gli stessi risultati in termini assoluti e non perderci. Molto difficile riuscirci! Senza considerare che il 50% in più di fatturato non si traduce subito in 50% in più di liquidità, e anzi espone l’azienda a un maggiore rischio di credito. La regola è non inseguire il fatturato, ma il margine e ancora di più la liquidità.
Può essere utile attivare delle strategie di ottimizzazione del capitale circolante netto, per diminuire il denaro investito in azienda, e quindi generare liquidità a parità di tutti gli altri fattori. Quindi cercare di ottenere maggiori dilazioni concordate con i fornitori, anticipare per quanto possibile il proprio portafoglio commerciale, e ridurre al minimo le scorte di magazzino, magari li si andando a vendere a prezzi particolari quella parte di magazzino in disuso, a lenta rotazione e non più utilizzata in maniera corrente. Al fianco di questa strategia può essere utile valutare la vendita di assets non più strategici e non utilizzati per lo svolgimento dell’attività.
È indispensabile intervenire in maniera immediata sui costi fissi aziendali. Dividere i costi fra quelli che è indispensabile continuare a sostenere, e quelli per i quali per un periodo limitato di tempo si può anche fare a meno di usufruire, e bloccarli immediatamente. Anche con riferimento al personale, bisogna valutare di quali risorse si può fare a meno per un periodo di tempo limitato, e attivare subito gli strumenti messi a disposizione dal decreto “cura Italia” per alleggerire il conto economico e mantenerlo il più possibile sostenibile.
Queste prime tre riflessioni intervengono sul conto economico, e quindi sull’EBITDA, e sulla conseguente capacità di autofinanziamento, il principale generatore di cassa di ogni impresa. Se infatti il problema è la carenza di liquidità prospettica, per prima cosa bisogna fare in modo che il sistema aziendale abbia il minor fabbisogno finanziario operativo possibile!
Messa in sicurezza la gestione, bisogna poi occuparsi di altre due problematiche: una di natura strategica, e una più prettamente contingente di natura finanziaria.
Si dice che questo evento rappresenti un cambiamento dal quale non torneremo più indietro. Nulla tornerà come prima, e bisogna prepararsi a entrare in una nuova realtà. Vale sicuramente la pena di domandarsi circa la validità del proprio business model, e se e come questo possa modificarsi per fare fronte alle nuove condizioni di mercato e alle nuove opportunità che si potranno presentare nell’immediato futuro. Pensiamo solo per fare un esempio a quanto questa pandemia ci ha fatto capire circa l’importanza degli investimenti in information technology e digitalizzazione. Non si parla più di investire per ipotesi di cambiamenti futuri, ma di investire per confrontarsi con la realtà attuale! E allora approfittiamo della situazione, formiamoci e cerchiamo di sviluppare nuove strategie e nuove attività.
Infine, ma non certo per ultimo per importanza, diventa indispensabile dotarsi di adeguati strumenti gestionali per poter identificare e monitorare costantemente la situazione della liquidità. È quindi improcrastinabile la necessità di implementare un sistema di gestione della tesoreria che sia in grado di prevedere le dinamiche finanziarie della propria impresa per i sei mesi successivi.
Con questo strumento si è anche in grado di creare la reportistica idonea e necessaria per alimentare un nuovo e più importante canale di comunicazione con il sistema bancario. Porsi agli istituti di credito con trasparenza, competenza e responsabilità, mette in grado questi ultimi di avere fiducia nell’impresa. Cosi che quest’ultima sia in grado di manovrare con ancora più efficacia la leva del credito, ottenendo maggiore appoggio dalle banche per far fronte ai propri impegni.
Vale il vecchio detto popolare secondo il quale le banche prestano soldi a chi non ne ha bisogno. O meglio, in parole più chiare, le banche prestano soldi a chi è in grado di dimostrare di poterli ragionevolmente rendere nei termini e con le modalità pattuite.
Da questo punto di vista, il decreto “Cura Italia” ha messo a disposizione alcuni strumenti utili. Innanzi tutto, ha previsto la possibilità per tutte le imprese di ottenere la sospensione del rimborso dei finanziamenti fino a fine settembre (art. 56 del decreto). Inoltre, ha reso più semplice accedere alla garanzia statale per le operazioni di rifinanziamento dei debiti in essere, con contestuale erogazione di nuova liquidità, per le imprese che avranno le idee chiare sui propri numeri e sulle proprie necessità, e saranno in grado di presentare dei piani finanziari per uscire dalla crisi che stiamo vivendo con idee di innovazione e sviluppo futuri.
Con un successivo intervento, entreremo nel dettaglio sul come implementare con velocità un sistema di gestione di tesoreria.